MESSA DI GLORIA
"in FA maggiore"
La Messa di Gloria, composta a Cerignola nel 1888, si colloca nel solco delle buone tradizioni ottocentesche della musica sacra italiana, prima della riforma operata da Don Lorenzo Perosi.
Questa Messa giovanile dimostra il travolgente, energico talento di un compositore capace come pochi di plasmare la meditazione patetica nel senso di una commozione religiosa più che liturgica e spirituale, in quanto intrisa di appassionata partecipazione intima e umana.
La polifonia è quasi del tutto assente: domina nella scrittura corale una massiccia omofonia, a tratti declamatoria. Nei brani solistici (le voci sono quelle di Tenore e di Baritono) si dispiega una scrittura vocale in cui la sontuosa invenzione melodica fornisce materiale per una grande ricchezza espressiva, raramente retorica. C’è spesso spazio per ampie introduzioni; fra Sanctus e Benedictus, a sorpresa, ecco una vera e propria romanza per violino solista, con virtuosistica cadenza conclusiva.
All’epoca delle prime esecuzioni, tra il 1888 e il 1891, non mancarono critiche severe di chi sottolineava l’assenza di uno stile sacro e l’insistita presenza di una scrittura drammatica di gusto operistico. La critica moderna parla di ingenuità; in realtà la Messa è un prodotto assolutamente originale, pervaso fino in fondo dallo stile mascagnano.
Lo è nella freschezza melodica che attraversa l’intera partitura; lo è nella scelta di inventarsi una musica da chiesa popolare ed efficace. Le esigenze della liturgia qui sono lontanissime, eppure non si coglie un tono “profano”; la genuina ispirazione garantisce la “contemplazione spirituale” che Mascagni avrebbe teorizzato a partire dal 1900.
Non ci sarà forse devota preghiera in questa Messa, ma c’è sicuramente espressione di fede autentica, umanissima e vibrante di commozione.