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Giovedí 24 Maggio 2018Chiesa di S. Stefano degli Agostiniani
Via dei Neri - Empoli

Inizio spettacolo ore 21.30


Interpreti:
BIANCA BARSANTI soprano

DEBORAH VINCENTI soprano

ALESSIA BALDINOTTI contralto

MARCO MUSTARO tenore

ROMANO MARTINUZZI basso

LORENZO MARTINUZZI basso

ORCHESTRA “IL MOSAICO”

ALESSANDRO BARTOLOZZI direttore


Ingresso Gratutito

 

In collaborazione con:

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Vivaldi
Beatus Vir in DO maggiore RV 597
Dixit Dominus in RE magiore RV 594
Per soli, 2 cori e 2 orchestre

Il nucleo letterario più consistente della liturgia è costituito dal libro dei salmi. I salmi sono componimenti particolari destinati alle celebrazioni liturgiche e, in modo assai caratteristico, richiedono un accompagnamento musicale, vocale e/o strumentale, a seconda delle indicazioni eventualmente segnalate nei titoli dei singoli salmi. Antonio Vivaldi scrisse vari Beatus vir (Salmo 111). Gli RV 597, in do maggiore, e 598, in si bemolle maggiore, al giorno d'oggi sopravvivono, mentre l'RV 599, anch'esso in si bemolle maggiore, è andato perduto. Il “Beatus Vir” in do maggiore RV 597 è la versione più nota e più spesso eseguita; composta attorno al 1719 l’ampia partitura è scritta per due cori, due orchestre ed organo. Tra le composizioni sacre del Prete Rosso è forse quella che più si lega allo stile antico e nella quale, come nel celebre Dixit Dominus in re maggiore, Vivaldi dimostra grande abilità nell'uso del contrappunto. Il movimento d’apertura, fastoso e caratterizzato da ritmi puntati in stile francese, sembra voler dimostrare che le forze musicali della Serenissima sono altrettanto pompose quanto quelle della Corte di Versailles. Da questo movimento iniziale Vivaldi trae un ritornello che si ripete tra una sezione e l’altra per tutta la durata del brano, un elemento tipico presente in numerosi Beatus vir a partire da Claudio Monteverdi. Questo ritornello è il versetto “Beatus vir qui timet Dominum”; esso ricorre spesso durante il lavoro sacro, ed è realizzato in forma mottettistica, ossia con due cori uniti e l'orchestra che suona all'unisono con i bassi. Il secondo movimento, è strutturato in due parti contrappuntistiche affidate ai bassi dei cori e delle orchestre. Il movimento del Gloria et divitiae, scritto per due soprani, ottiene uno spettacolare effetto di eco. Il movimento “Exortum est in tenebris” si caratterizza per il contrappunto in fugato eseguito dai due cori. Dopo “Jucundus homo”, dove l’organo accompagna il soprano solista, ecco il movimento più espressivo del Beatus Vir, il terzetto “In memoria aeterna”, in tempo Andante molto, affidato al coro I a 3 voci: contralti, tenori e bassi. Dopo le successive sezioni, “Paratum cor ejus” e “Peccator videbit”, eseguite rispettivamente dai due cori e dal solo tenore, il salmo si conclude con il Gloria Patri sviluppato in una robusta fuga gioiosa. Il Dixit Dominus (Salmo 109), la cui composizione è attribuita al re David, è il primo dei cinque salmi cantati in occasione dei Vespri mariani. Joseph Ratzinger lo ha definito «celebrazione del Messia vittorioso, glorificato alla destra di Dio». Con i suoi accenti di gloria e potenza, ha acceso nei secoli l'ispirazione dando vita a una lunga tradizione di versioni che dai maestri rinascimentali Guerrero e de Victoria è passata per Monteverdi, Buxtehude, Charpentier, Scarlatti, Porpora, Hasse e Pergolesi. Il caso di Vivaldi è eclatante: ben tre sono le versioni che di questo salmo egli ha approntato. La versione RV 594 risale al 1713-17, periodo durante cui il musicista lavorava presso l’Ospedale della Pietà, istituto veneziano per trovatelle. È un’opera poco conosciuta, anche perché scoperta solo cinquant’anni fa a Praga, che richiede un organico importante – due soprani, contralto, tenore e basso, il doppio coro a voci miste, tromba, due oboi, archi e basso continuo – e si basa su due pilastri corali esterni e due interni, fra i quali si collocano gli interventi solisti, i duetti, le arie e i brani d’assieme nella sfolgorante tonalità di re maggiore.